Sono nato a Roma 42 anni fa, ma mi sento spiritualmente apolide. Anche se il cognome potrebbe trarre in inganno, non provengo da una famiglia di artisti. Ho imparato a giocolare in una stanza d’ostello a 20 anni con tre arance ed ho iniziato a praticare per hobby a 23, da autodidatta. Due anni dopo mi trasferivo a Torino per frequentare la scuola di circo Vertigo, dove mi sono diplomato nel 2006 e dove ho avuto la fortuna di incontrare nomi importanti del panorama artistico e pedagogico internazionale ed iniziare io stesso ad insegnare.
Da allora ho continuato a formarmi e praticare varie tecniche come piattaforma per la crescita personale ed artistica. Attivando quella sana e perversa combinazione di autismo e autodisciplina tipica del giocoliere, ho scelto di portare in scena la Giocoleria classica perché sono sempre stato un appassionato di virtuosismi, nell’arte in generale, cosi ho scelto di omaggiare la Giocoleria della vecchia scuola. Il palcoscenico, la pista e la piazza mi hanno permesso di reinventarmi e soprattutto di affrontare le mie paure nella vita. Un atto di rivincita, di auto-scoperta e al contempo profondamente meditativo. Ho percepito da subito la Giocoleria come una metafora molto forte dell’esistenza, nel suo essere la quintessenza dell’effimero, fragile e maestosa, ma anche una strada senza fine.
Ho sempre tenuto un occhio sulla scena contemporanea, con tutte le sue contaminazioni e poi ho unito la Giocoleria al mio stile comico di intrattenimento. La risata infatti è la mia seconda arma di condivisione. Nello spettacolo posso abbassare la guardia e utilizzare anche l’errore a beneficio della risata, veicolando la tecnica come pretesto per freddure, battute, provocare e coinvolgere gli spettatori in quello che faccio.
Mi piace l’idea di comicità di Monica Vitti: “una ribellione di fronte all’angoscia, alla tristezza e alla malinconia della vita”. Nel mio gotha personale di giocolieri storici troviamo vari giganti tra cui Ernest Montego, Enrico Rastelli, Evgeni Biljauer, Francis Brunn, Trixie Firschke, Lottie Brunn, Alexander Kiss, Italo Medini, Paolo Bedini e, contemporanei, Anthony Commarota, Michael Chirrick, Edward Skwirky, Denis Paumier, Mark Kolbusz, fra i tantissimi che vi lascio immaginare! Qualche anno fa ho avuto l’onore di conoscere ed intervistare Vinicio Chiesa, fratello di Sergio, e ricevere preziosi consigli da una leggenda vivente.
Proporre un repertorio di Giocoleria classica oggi vuol dire essere un ponte tra passato e futuro (grazie Jerome Thomas!), mantenendo viva una tradizione fatta di pura tecnica e amore passionale, aggiungo io. Vorrei salutarvi con una citazione di Massimiliano Truzzi: “Puoi allenarti tutto il giorno. Essere straordinario. Ma appena diventi un po’ nervoso…. arrivederci!” ed una di Francis Brunn, intervistato dal presidente della IJA Gene Jones nel 1981: “La Giocoleria è senza limite. L’unico limite è la mia immaginazione, ed è ancora vivace!”